Per ufficiali
In Libia si utilizzò la nuova uniforme introdotta nel 1909, composta da una giacca di cordellino spigato in grigio-verde a quattro tasche di cui le inferiori sono interne con la sola pateletta a vista.
Sul colletto si applicavano le mostrine con la stella metallica zigrinata tipica da ufficiale.
I gradi si portavano sulle spalline.
I pantaloni erano del stesso tessuto della giacca.
Il copricapo usato durante il conflitto era il solito casco coloniale adottato nel 1887, era di fibra vegetale ricoperto di tela color bronzo chiaro; si applicava lo stesso fregio metallico del chepì in uso in patria, sovrapposto a una coccarda tricolore; ma era anche in uso il berretto grigio-verde confezionato nel tessuto usato per l’uniforme.
Le calzature erano di vario tipo come stivali o scarponcini indossati con fasce molettiere di panno grigio-verde o gambali di cuoi nero.
L’equipaggiamento per ufficiali era composto da un cinturone in cuoio naturale con una semplice fibbia, una fondina per la pistola con il relativo correggiolo e in fine integrato da diversi tipi di borse porta carte e custodie per binocoli.
La pistola usate era la rivoltella mod. 1889 “Bodero” calibro 10,35mm, con cilindro da sei colpi e la semiautomatica “Glisenti 1910” calibro 9mm, con caricatore da sette colpi.
Per truppa
L’uniforme che il Reggio Esercito adotta dal 1909 era di panno grigio-verde, composto da una giubba senza tasche e senza spalline; sostituite da spallini imbottiti, sopranominati dai soldati “salsicciotti”.
Sul colletto veniva portata la mostrina che permetteva di riconoscere il soldato appartenente alle varie brigate o specialità d’arma; sotto il colletto si indossava una gravata di tela bianca.
I gradi di truppa venivano applicati alle maniche, erano in galloni di lana nera per i caporali e gialli per i sergenti.
I pantaloni dello stesso tessuto della giubba erano indossati con le fasce molettiere anchesse di panno grigio-verde.
Il soldato italiano in Libia portava come copricapo un casco coloniale uguale a quello degli ufficiali usando fregi per truppa; ma era solito usare anche il berretto in panno grigio-verde e visiera in cuoi adottato con la nuova uniforme nel 1909, con i fregi ricamati in filo nero su pezzi di panno e poi cuciti sul fronte del berretto.
Gli alpini portarono con sè il nuovo capello di feltro grigio-verde e fregio ricamato in filo verde chiaro entrato in uso nel 1910.
Le calzature erano in cuoio naturale che molto spesso venivano tinte di nero.
La buffetteria era quella per le armi modello 91 in cuoio nero in uso dalla fine dell’800; era composta da una cintura, due giberne, un cinturino reggi-giberne e una tasca porta-baionetta.
Il tascapane modello 1909 era in tela di colore nocciola con parti in cuoio naturale.
La borracia era ancora il vecchio modello “Guglielminetti 1876”, una botticella di legno con cinghie di cuoio.
L’arma principale era il fucile modello “Mannlicher-Carcano 1891” a ripetizione manuale con pacchetto caricatore da 6 colpi in calibro 6,5mm e la relativa baionetta.
Altre armi erano il moschetto “91 TS” versione corta del fucile “91” dato in uso agli artiglieri e il moschetto “91 per cavalleria”, più maneggevole e dotato di baionetta ripieghevole.
Reparti eritrei
Gli Ascari eritrei venivano raggruppati in battaglioni, oppure in piccoli gruppi di graduati che inquadravano i nuovi battaglioni di soldati libici.
Gli Ascari indossavano un copricapo, il “Tarbush” in feltro rosso con fiocco di lana nel colore del battaglione; un camiciotto lungo fino al ginocchio; un giubbetto di tela bianca con controspalline; il “Senafilò” i pantaloni corti al ginocchio e i gambali di tela che molto spesso non venivano usati.
Alla vita si portava “l’Etagà” la fascia di lana colorata nei colori distintivi dei vari battaglioni. Il I bat. rosso, II bat. azzurro, III bat. cremisi, IV bat. nero.
L’equipaggiamento era composto dal tascapane del tipo in uso a fine dell’800, da un piccolo otre per l’acqua, una coperta da campo e la vecchia mantellina blu da bersagliere.
Reparti libici
I primi reparti di ascari libici furono creati nello stesso modo dei battaglioni eritrei.
I quadri dei sottufficiali erano formati da soldati eritrei.
L’uniforme era composta da una camicia e pantaloni lunghi di colore kaki, un copricapo rosso che si chiama “Tachia” che a volte è avvolto da un turbante bianco.
Portavano alla vita una fascia colorata nel colore del battaglione e calzavano fasce mollettiere grigio-verde con calzature di sandali o scarpe in cuoio naturale.
La buffetteria era uguale a quella del soldato italiano anche se, molto spesso usavano le giberne di vecchio modello.
Le armi in dotazione erano i vecchi fucili “Vetterli mod. 70/87”, ma per alcuni reparti come i savari venivano armati con i “91 per cavalleria”.